Ritengo che lo scopo di ogni attivista dovrebbe essere lavorare duramente per aggregare consapevolezza e consenso sui temi più importanti e fare rete, facendo capire alla gente e alle forze in campo quale sia la strada giusta da seguire. Far dialogare chi non si parla più, indurre il dibattito dove non c'é, aprire porte chiuse o che terzi vorrebbero chiudere. E creare nuove sinergie che l'attuale clima generalizzato di radicalizzazione delle posizioni e chiusura preclude.
La massa critica contro l'ordoliberismo, il lobbysmo e contro l'apologia del vincolo esterno é ben lontana dall'essere raggiunta, e a mio modo di vedere un dibattito che partisse in una CGIL o in un PD, da altri apostrofati come "collaborazionisti da distruggere", sarebbero una vittoria. Ma perché ciò avvenga occorre parlare, non liquidare o accusare o insultare. Anche se ne avremmo tanta voglia. Io per primo.

venerdì 20 gennaio 2012

La guerra del rating e la decisione dell'Inghilterra

Buona sera a tutti.
Avrete notato un certo diradarsi dei post. Beh, temo ci dovrete fare l'abitudine. A lavoro sto incontrando difficoltà nel tenere il mio posto ragionevolmente al riparo dalla recessione, e la vita politica con il MoVimento 5 stelle sta facendo il resto. Almeno di questa sono veramente soddisfatto.



A questo proposito, stiamo continuando la battaglia contro l'inceneritore del Gerbido e la gente sta rispondendo positivamente. Da domani sera inizieremo una capillare campagna di diffusione dei rischi e dei difetti del teleriscaldamento, di recente introduzione in Torino. Dovrebbero bastare le facce inorridite delle persone che intervisto in proposito, ma la verità é che non ne sappiamo abbastanza. Nessuno ne sa e pertanto nessuno può valutare, sempre che gli sia lasciata scelta in questi tempi di democrazia sospesa. Sospesa anche localmente, mi viene da pensare agli accordi sottobanco nelle commissioni di circoscrizione...roba da guerra tra poveri...oppure al modo disgustoso con cui la giunta Fassino ha ricevuto tutte gli emendamenti del MoV in materia di trasporto pubblico e riduzione dell'inquinamento: mozione di accorpamento, 5 minuti totali di discussione e bocciatura complessiva bipartisan, di fatto senza nemmeno ascoltare le nostre ragioni. Il tutto dopo che le carte della delibera ci erano state consegnate la sera prima della discussione con una tracotanza mai vista. La democrazia in comune NON esiste. Esiste solo un cumulo di arroganza e incompetenza che non si assume mai le proprie responsabilità. Come per il caso dei quasi 400 fra licenziamenti e mancate assunzioni di dipendenti comunali e nel taglio dei compensi del 30% ai superstiti... conseguenza diretta dello sforamento di Torino del patto di stablità voluto da Fassino stesso. Fassino stesso che si é poi giustificato di tutto ciò definendo le conseguenze della sua scelta "socialmente inerti". Ma sta scherzando? La situazione a Torino, come sottolineato da Chiara Appendino, é letteralmente terribile. Siamo fuori da ogni finanziamento e di fatto ci siamo aperti quest'anno le porte al default.

Di importanza secondaria, ma non da sottovalutarsi, é il nostro impegno nel tutelare iniziative a favore delle aree cani comunali. Tutti sanno che sono poche e sporche, e parimenti tutti sanno dei tristissimi episodi di inciviltà dei padroni (a volte indotti dalla necessità va detto), come pure delle tristissime "ritorsioni" contro gli animali innocenti, che spesso vengono avvelenati da teppisti senza scrupoli in molte zone della città, da Italia 61 alla Pellerina. Disgustoso. Beh, io dico che nella crisi che ci attende se c'é qualcuno che vorremo al nostro fianco, quello é il nostro migliore amico. E come tale va aiutato.



Benissimo, dopo questa breve premessa vi parlerei del tema caldo di questi giorni. Le agenzie di rating, che abbiamo imparato a conoscere come spauracchi dell'economia nostrana e mondiale. Agenzie che di recente, per mano di Standard&Poor's, hanno appena declassato mezza Europa. Eh si, Standard&Poor’s ha abbattuto con un declassamento di massa i principali debiti sovrani dell’Eurozona: Austria e Francia perdono il giudizio di massima affidabilità creditizia passando da AAA a AA+. Per la Francia il downrating è una sconfitta bruciante, ora Sarkò non ride più e comincia a guardare perplesso il guinzaglio che la Merkel gli ha messo al collo... La Spagna passa da AA- ad A, il Portogallo passa da BBB a BB-, e l’Italia del sobrio riformista Monti che retrocede di due livelli (A/BBB+). Declassate di un livello anche Malta, Slovenia e Slovacchia. Tra i grandi si salva solo la Germania che mantiene il rating AAA insieme a Olanda, Irlanda, Finlandia, Estonia, Belgio e Lussemburgo. Resta quindi l’outlook negativo per 14 Stati su 15, tranne la Germania. Si è imposta al 100% la linea tenuta da Berlino, in accordo con l’usuraia Banca Centrale Europea del buon Draghi: taglio di centinaia di migliaia di posti di lavoro, innalzamento dell’età pensionabile, eliminazione del welfare, liberalizzazioni selvagge, riduzione dei salari del pubblico impiego, introduzione a caro prezzo dell'ente usuraio per antonomasia, ovvero il MES. Il piano “Salva Stati” che Ue, Bce, Fondo Monetario Internazionale e Federal Reserve hanno messo in campo a dicembre scorso servirà a poco in confronto. E' la schifezza di piano che ho citato poco fa che é stata valutata AAA. Prendere tempo rimane la parola d’ordine. Da un lato il tempo sarà utile all’Italia per portare avanti il piano di riforme (sic), consolidamento fiscale e macelleria sociale che il governo dei banchieri del preside Mario Monti sta mettendo a punto a colpi di liberalizzazioni selvagge. Dall’altro il tempo servirà all’Eurozona per costruire un’exit strategy (di comodo) per arginare l’eventuale default della Grecia, sempre più vicino (la prima scadenza tosta sarà tra circa 40 giorni). I maggiori broker mondiali stanno infatti testando gli effetti di un collasso dell’euro e dell’uscita dalla moneta unica di un solo soggetto: la Grecia. Replicando in forma virtuale una valuta per tutto simile alla dracma greca. Lo scopo è capire a che livelli potrebbero essere gli scambi contro euro e dollaro nel caso la Grecia uscisse dall’eurozona. L’Eurozona non è ancora al collasso, ma poco ci manca.

Partiamo dalle basi e vediamo chi sono questi signori del rating della finanza, diretti corresponsabili di una crisi sistemica mondiale, signori che tutto il mondo interpella per ricevere un vaticinio sulla fluttuazione dei future o dei credit default swaps o perché no dei titoli del debito nuovi di pacca dell'Uzbekistan. Il mondo farebbe meglio a rivolgersi altrove, dal momento che questi signori non sono stati capaci di vedere l’avvicinarsi della crisi americana dei mutui sub-prime nel 2007, prodotti da loro dotati di tripla A, fino al giorno del loro crollo. Non sono riuscite a prevedere la crisi del debito sovrano della zona euro, come sottolinea il Fondo Monetario Internazionale, e neppure il fallimento della Lehman Brothers nel 2008. Fino all’ultimo non si accorsero di nulla, come mai? Sviste? Incapacità professionale? O strategie mirate?

Per verificare chi controlla queste agenzie cosiddette neutrali che decidono quotidianamente del nostro futuro, ci viene in aiuto il Sole 24 ore in un paio di interessanti articoli.


Moody’s CorporationFondata nel 1909 è  presente in 26 paesi e ha circa 4500 impiegati. Rappresenta il 40% della quota di mercato del settore rating. La sede principale si trova a New York, nella Sixt Avenue.
I proprietari di Moody’s sono:
  • Berckshire Hathaway Inc. (Warren E. Buffet): 12,80%
  • Capital World Investors: 12,60%
  • The Vanguard Group Inc: 5,02%
  • Price (T. Rowe) Associates Inc: 5,95%
  • BlackRock Fund Advisors: 3,68%
  • State Street Global Advisors: 3,24%
e decine di altri investitori.

Per chi non lo sapesse, si da il caso che Warren Buffet, ufficialmente il secondo uomo più ricco del mondo, abbia rapporti diretti con Nataniel Charles Jacob Rothschild, erede della dinastia europea di fantamiliardari e uno degli uomini più influenti e potenti del mondo. Warren Buffet è infatti uno dei tanti agenti Rothschild, la famiglia passata alla storia per il suo sforzo riuscito di sottrazione della sovranità monetaria agli stati sovrani onde poterli controllare e spremere come limoni. Si può ben dire uno dei teorici della situazione attuale dell'area euro. Amschel Mayer Rothschild scriveva: “Autorizzatemi ad emettere moneta e a controllare i sistemi monetari del Paese e io non mi preoccuperò più di chi fa le leggi”.

Standard & Poor’s – Fondata nel 1860 è presente in 23 paesi e impiega circa 10.000 persone. Rappresenta il 39% della quota di mercato del settore rating. La sua sede principale si trova a New York. La proprietà è di McGraw-Hill Companies Inc., il colosso delle comunicazioni, dell’editoria e costruzioni, presente in quasi tutti i settori economici. Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, membro del Board of Directors della United Technologies (multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs della Conoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).
Gli azionisti della McGraw-Hill sono:
  • Capital World Investors: 10,26%
  • The Vanguard Group Inc: 4,58%
  • BlackRock Fund Advisors: 4,47%
  • State Street Global Advisors: 4,25%
  • Oppenheimer Funds Inc: 4,04%
  • JANA Partners LLC: 3,48%
e decine di altri investitori.
Al primo posto tra gli azionisti di McGraw-Hill, figura il Capital World Investments: una delle più grandi società di gestione del risparmio U.S.A. Oggi Capital è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla Standard & Poor’s) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody’s.

Un altro affezionato alle agenzie di rating è il fondo americano: State Street Corp.
State Street infatti è il secondo azionista di McGraw Hill/Standard & Poor’s e il settimo di Moody’s.
Gli azionisti di State Street Corporation sono:
  • Barlays Plc
  • Citigroup Inc.
  • General Electric Co.
  • Invesco International Ltd.
  • Northern Trust Corp.
  • Putnam LLC
  • Vanguard Group
Lo stesso dicasi per l’altro fondo USA, BlackRock: è l’undicesimo socio di Moody’s e il sesto della concorrente. Gli azionisti attuali di BlackRock Financial Management Inc. sono: Merrill Lynch & Co. (49,8%) e P.N.C. Financial Services Group Inc.
La banca d’investimento Merrill Lynch nel settembre 2008, dopo la crisi finanziaria e un periodo di forti perdite è stata acquistata dalla Bank of America, i cui azionisti sono: Barclays Plc., FMR Corporation, State Street Corporation, Axa, Putnam LLC, Vanguard Group, Capital Research & Management Inc., e pochi altri.

Insomma, continuando a spulciare, si ritrovano sempre e solo gli stessi nomi, gli stessi azionisti che da una parte e dall’altra controllano i gruppi bancari o i fondi d’investimento che a loro volta controllano le agenzie di rating.
Non è strano quindi che a Lisbona la Procura abbia aperto un’inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia da alcuni professori che puntano il dito proprio sul fatto che i principali azionisti di Moody’s e Standard & Poor’s siano gli stessi grandi fondi americani.
In pratica i grandi fondi USA sono da un lato gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare, e dall’altro sono anche i “padroni” delle agenzie che stilano le pagelle. Non male come conflitto d’interesse. Ma tale conflitto è ancora più occulto e gravoso se pensiamo che oggi pochissime famiglie, come per esempio i Rothschild, sono in grado di controllare tutto quanto attraverso agenzie, società e agenti.

Finanzieri come Warren Buffet e George Soros, tanto per citare i più famosi, servono la causa USA speculando a destra e a manca con i loro fondi miliardari. La strategia è sempre la stessa: Problema-Reazione-Soluzione. Accendono la miccia e scatenano le guerre nei vari paesi, per distruggere tutto quello che si può distruggere, per poi ricostruire, guadagnandoci sopra. Declassano i debiti nazionali, per poi specularci sopra e alla fine comprare le aziende e società importanti con gli spiccioli.
Si, è successo anche in Italia. E non da ieri.
Nel mese di agosto 1992, Standard & Poor’s declassò il debito italiano e casualmente a settembre, il sionista di origine ungherese George Soros speculò sterlina contro lira. Risultato? Svalutazione del 30% della lira, uscita dallo S.M.E. (mercato valutario europeo). In questa maniera i capitali anglo-statunitensi che sono arrivati nel nostro paese per comprare a prezzi stracciati, aziende e società importanti per l’intera Italia: Iri, Enel, Ina,  Eni, Cirio, ecc. Il declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s, è stata la testa di ariete che ha permesso la speculazione spietata e criminale. Questo è il modo in cui vengono usate le Agenzie di Rating, tutte controllate dai soliti noti.

Fitch Ratings – Fondata nel 1913 è presente in 51 paesi e occupa circa 2000 persone. Rappresenta il 16% della quota di mercato del settore rating. Le sedi principali si trovano a New York e Londra. È di proprietà di Fitch Group, i cui azionisti sono: la francese Fimalac (60%) e  Hearst Corporation (40%). Decisamente meno influente delle due precenti.

Ma allora dati alla mano possiamo ben dire che queste agenzie di per sé sono il conflitto di interessi per antonomasia. Quale persona sana di mente potrebbe mai fidarsi e affidare loro l'arbitrato dell'alta finanza mondiale? Ma soprattutto, quelle da me citate sono informazioni di pubblico dominio, come é possibile che sapendo tutto ciò si sia arrivati a mettere così tanto potere nelle mani di questi grimaldelli dell'alta finanza USA?


Per rispondere occorre fare un passo indietro. Mettetevi nei panni di un finanziere dell'era pre-internet che vuole investire diciamo nel Nepal: se é vero che il Nepal vi offre obbligazioni con un buon interesse, il vostro primo problema é valutarne l'affidabilità. Il problema é che voi del Nepal non sapete nulla, e quindi non avete nemmeno idea della situazione politica: e se ci fosse una rivoluzione?
Allo stesso modo, un'azienda potrebbe essere travolta da uno scandalo politico locale, da un evento sociale molto forte, da qualsiasi cosa. Come potete fare per saperlo, in tempi che vi permettano tuttavia di fare il vostro business, cioé brevi?
Vi serve un indicatore sintetico, che sia semplice da leggere, e che contenga tutte le informazioni possibili (anche politiche) su quanto sia buono il vostro investimento. Così sono nate le agenzie di rating: era assolutamente difficile, altrimenti, muoversi con la rapidità voluta in un mercato che era del tutto oscuro per gli investitori. La media dei giovani broker rampanti che giocano a Wall Street non sa neppure cosa sia il Nepal, si limitano a leggere il nome del titolo, la sua resa e il suo rating. E davvero, non pensano ad altro.

Così nacquero le agenzie. Ce ne sono a centinaia nel mondo, e quelle più note sono generalmente quelle che in passato hanno dimostrato l'affidabilità maggiore. Questa misura della loro bontà ha creato un nome, che é divenuto uno standard de facto: ma attenzione, perché nessuna legge lo dice, o almeno nessuna legge lo impone.
Quasi tutte le legislazioni hanno dei meccanismi per far sì che usi e costumi diventino effettivi in tribunale, e così in assenza di altre regole, qualsiasi contesa che richieda una valutazione sulle azioni di un operatore userà le maggiori agenzie di rating come riferimento: questo però é un processo giuridico col quale si sono assorbite le agenzie di rating come consuetudine, fino a farne dei giudici di fatto. 
Ma ancora, le consuetudini non sono tra le fonti del diritto più alte, anzi. Questo significa che sia un parlamento che  un giudice molto anticonformista potrebbero  decidere il contrario, come fa la  nostra Cassazione quando usurpa legalmente il compito legislativo al parlamento. E cioé quasi sempre, difatti le sentenze della Cassazione fanno notizia, vi ricordate di quando concesse le attenuanti allo stupratore perché la vittima indossava una gonna e pertanto era un invito allo stupro? Io si. Jeans attillati for the win.
Riepilogando, che cosa ha dato alle agenzie di rating la forza di essere ciò che sono?
  • Il fatto che fosse altrimenti molto complesso reperire informazioni su un dato titolo, sulla realtà economica che il titolo sottende, sulle condizioni al contorno.
  • Il fatto che seguendo le indicazioni dell'agenzia gli operatori facessero più soldi rispetto a coloro che facevano di testa propria (c'erano e ci sono tutt'ora).
  • Il fatto di essere entrate nelle consuetudini giuridiche in quasi tutti i tribunali del mondo.

Ora, nel mondo di Google e del web la prima spinta si é quasi esaurita: le notizie viaggiano ben piu veloci delle agenzie di rating, che peraltro annunciano le revisioni con largo anticipo, e quindi sono le agenzie ad inseguire il vero. 
Per fare un esempio nefasto, abbassare il rating dell' italia DOPO l'asta dei btp é stato un cataclisma di iniquità: ma come, io partecipo all'asta, compro dei titoli, accetto un buon rendimento, e tu arrivi DUE GIORNI DOPO con un declassamento? Anni fa nessuno avrebbe saputo esattamente dell'andamento dell'asta di qualche giorno prima, per cui avrebbe fatto testo il rating: oggi, dopo che l'asta é andata in un certo modo, il declassamento non fa altro che confondere gli investitori: chi diamine ha ragione? I fatti o le agenzie?  (domanda niente affatto scontata...).
Allora, torniamo al punto di prima: il fatto che le informazioni oggi circolino in tempo reale rende sempre più facile il lavoro per gli operatori "indipendenti". E' sempre più facile per le agenzie di rating "minori"  competere con le grandi, e offrire una buona visione al mercato ai loro clienti.
Anche il secondo fattore va scemando: non solo per ragioni legate al conflitto di interesse queste agenzie sono sempre meno efficaci sul piano dei guadagni, e in compenso le piccole agenzie, che adesso hanno accesso a tutte le informazioni, riescono a lavorare con più serenità e meno pressioni , e a dare un servizio migliore ai clienti.
Sì, perché le pressioni che questi soggetti subiscono sono enormi. Sono strumenti, dicevo...Qualcuno si ricorda quello che é successo con il declassamento del debito USA? All'indomani, gli americani si sono "ricordati" di inquisire una di queste agenzie per il disastro di Lehman Brothers. Interessante "coincidenza". Ma in che modo un'entità che si suppone tecnica e imparziale può lavorare in quelle condizioni? E' evidente che un'agenzia più piccola potrebbe darmi un parere migliore sul debito USA: ma a questo punto,  perché riferirsi a quella maggiore?
Qui entra in gioco l'unico fattore rimasto in mano alle grandi agenzie di rating, che sono ormai dei giganti coi piedi di argilla: le consuetudini che diventano parte della dottrina giuridica.
Tali consuetudini sono consolidate nella misura in cui un giudice che vuole decidere una contesa ne ha bisogno: se un broker viene accusato di di essere andato oltre il suo mandato accettando troppo rischio, il giudice come diamine fa a sapere che cosa sia questo "troppo rischio?". I casi sono due: o chiama un perito (e ottiene in tal caso una opinione diversa per ogni perito) oppure si basa su qualche standard de facto. La difesa, del resto, farà lo stesso e affermerà sempre che la decisione sul rischio era coerente con le principali agenzie di rating o simile.

Anche questo punto sta andando velocemente a rotoli. Infatti il giudice ha in mente una intera gerarchia delle fonti del diritto: così, se per esempio il parlamento legiferasse in proposito, o lo facesse la Cassazione, dovrebbe seguire la fonte più forte. E qui viene il punto: la forza delle agenzie di rating sta venendo messa a durissima prova dalla chiusura a riccio delle grandi entità macroeconomiche, come l'Europa. Cosa intendo? Intendo il rifiuto da parte di quell'entità degli "standard globali di fatto"  (all'incirca tutti anglosassoni, magguardaunpote!) e l'istituzione di standard interni, la cui esistenza mina la forza esecutiva di quelli de facto nella misura in cui la loro applicazione si ferma sul confine dell'entità in questione. Se la forza di tali standard de facto (o se preferite "common law") é tale da piegare l'entità in questione, allora va tutto bene. Se il rifiuto viene da una nazione o da un gruppo molto forte, allora lo standard de facto vacilla.

Esempi di questa tecnica? La Dagong cinese, agenzia di rating neonata snobbata ad oggi da quasi tutto il mondo fuorché la Cina e chi commercia con la Cina... cioé snobbata da nessuno in realtà. Sì perché i rating di Dagong sono tra le altre cose oggetto di diritto in Cina, che é abbastanza estesa e potente da essere considerabile un mondo economico a parte che usa regole diverse che lei stessa ha fabbricato pensando al proprio benessere e alla guerra economica con il resto del mondo (specialmente agli USA...). Come si intitolava quell'articolo de Il Sole 24 ore che ho linkato? "Per le agenzie di rating la patria val sempre di più". Esattamente. Il governo cinese ha una filosofia dello stato interamente interiorizzante. Questa filosofia si basa sull'idea che se uno stato é  troppo grande, troppo potente o troppo ricco, esso rappresenta un intero MONDO politico, e come tale é intangibile alle pressioni esterne nella misura in cui esso é capace di essere un mondo per i suoi cittadini. Un mondo in cui muoversi, vivere, lavorare e commerciare senza (quasi) mai avere contatti con l'esterno. Un'isola socio-economica, i cui componenti magari non percepiscono neppure finché non decidono di avere a che fare col mondo esterno, che li guarderà all'incirca come Marziani. Sento da Wall Street il rumore di scalpi autosradicati da hippy della finanza che non si capacitano di come la BCE possa ancora concedere presti a uno stato (la Grecia) tecnicamente e praticamente in default. La Grecia non potrà mai restituire alcunché, l'insolvenza é assicurata, non é un prestito, é un regalo. Lo stesso dicasi per il resto dell'Eurozona. Ho parlato la volta scorsa del prestito di quasi 500 miliardi alle banche europee da parte della BCE a interessi dell'1%. Dati sullo spread e rating alla mano, l'interesse doveva essere BEN maggiore. E allora perché? E altre ciocche di capelli che cadono...Altro esempio, la storia della tassa sulle transazioni finanziarie, che sarebbe letteralmente mortale per la City Inglese, già duramente provata (ricordo che l'Inghilterra non ha più una vera industria, il debito privato é elevatissimo, ergo tassare é difficile e improduttivo, e l'economia é principalmente basata su transazioni finanziarie). Si tratta di un provvedimento fuori standard, totalmente. Se uno stato singolo applicasse incautamente la Tobin tax, otterrebbe solo una massiccia fuga di capitali dai suoi confini.  Tuttavia, l'Eurozona in cui varrebbe tale provvedimento é così grande che sarebbe impossibile per gli anglosassoni emarginarla con delle ritorsioni. Così, gli inglesi hanno poco da stare allegri fuori dall'Euro: se in UE si introduce quella tassa, la City la pagherà tutta ogni volta che dovrà operare in UE. Potrebbe evitarlo solo diventando di fatto una succursale di Wall Street, poiché in America si troverebbe il solo mercato "libero" a loro disposizione. Ormai le colonie cinesi sono soggette al governo cinese e il governo indiano non é così obbediente. In tal senso sono arrivati pesanti attacchi a Cameron su questa decisione dai suoi stessi compatrioti. Non hanno torto in certa misura, togliendosi de facto dall'unione monetaria, l'Inghilterra ha dato campo libero alla Germania di applicare in toto il suo programma economico all'eurozona grazie al loro fedele cagnolino Draghi al timone della BCE. La Germania sta alzando un muro intorno all'Eurozona come nel '45... che sta venendo mantenuta intatta ed estesa con provvedimenti come le sanzioni in corso di applicazione nei riguardi dell'Ungheria e i prestiti salvastati senza speranza di solvenza. Resistere all'ingresso in UE, per uno stato singolo, é praticamente impossibile (almeno senza la MMT lo é di sicuro). Il male minore sarà sempre accettare l'entrata in questo schifo di Euro filotedesco, diventare di fatto lander tedeschi senza diritto di voto né altro, e rassegnarsi a essere lentamente spremuti come limoni, diventando colonie, polmoni di risorse e forza lavoro per la presente ma soprattutto futura superpotenza industriale tedesca. 

L'unico ostacolo alla chiusura della UE era la presenza inglese: si sperava che prima o poi l'Inghilterra si sarebbe integrata, e quindi si é aspettato quasi due decenni prima di capire che sarebbe occorso alzare un muro. Finché si sperava che non chiudendo l'Europa  si sarebbe potuta inglobare la City, non lo si é fatto. E finché eravamo vulnerabili ai mercati, l'Euro poteva oggettivamente fallire.
Ma nel momento in cui Cameron ha preso la sua decisione, il processo é iniziato e adesso non c'é più alcuna scusa per fermarlo. Presto l'allargamento dei confini europei significherà solo che in cambio di confini più ampi avremo avuto solo confini più difficili da varcare. Nessun problema finché saremo in Europa, ma la UE sarà sempre più diversa dal resto del mondo. Se commerceremo molto, avremo leggi quasi incomprensibili dall'esterno, ed altrettanto ci appariranno le leggi altrui. Gli inglesi hanno realizzato, nel tentativo di combatterlo, il loro incubo peggiore: l'europa-fortezza dove niente può entrare dagli USA se non siamo noi a volerlo. E quel che é peggio,  hanno dato alla Germania la chiave per riuscire a realizzare il suo piano: indebolendo la common law esterna, la BCE potrà continuare a tenere gli stati tecnicamente in default clinicamente vivi con iniezioni di denaro apparentemente scriteriate, onde permettere alla Germania di rovinare quel che resta della concorrenza e restare l'unica potenza industriale dell'Eurozona. Il tutto senza nemmeno dover temere troppo le ritorsioni dei mercati, visto che stiamo "blindando" l'euro dai loro effetti. A volte chi cerca di fuggire al proprio destino lo incontra proprio sulla strada che ha scelto per scappare, e questo sembra il caso. CAAAri inglesi, volete sfasciare l'Eurozona e/o renderla vulnerabile agli attacchi dei vostri padroni a stelle e strisce? Benissimo, avreste dovuto turarvi il naso e accettare temporaneamente i patti. Così facendo avreste mantenuto il vostro ruolo di testa di ponte e avreste tenuto sul chi vive la Germania col vostro diritto di voto. Inoltre avreste potuto staccarvi in ogni momento se la cosa si fosse prospettata troppo gravosa...Mi spiace, avete toppato.

Questa é una guerra, la guerra del rating. E noi siamo il campo di battaglia. E siamo tutti sacrificabili. Il piano tedesco fortunatamente non é ancora completo, ma se daremo il tempo alla Germania di completare le rifiniture (Repubblica.it ieri annunciava l'intenzione di Draghi di costituire un'agenzia di rating europea, il che é perfettamente logico in questo senso), sarà estremamente più difficile uscire dall'Europa democraticamente. E dovremo forzatamente contemplare soluzioni ben più drastiche per non soffocare nella stretta tedesca. Io vi consiglio di tenere d'occhio con estrema attenzione il primo semestre del 2012... Gli interessi sul debito greco sono ormai oltre il 400%, e in condizioni normali questo indica default catastrofico entro 40 giorni. Se la Grecia uscisse dall'euro e scadessero i credit default swaps che la riguardano, l'effetto a catena affosserebbe l'unione monetaria intera. Ma se al cinquantesimo giorno fosse ancora in piedi per l'ennesima "assurda" iniezione di morfina della BCE... cominciate a tremare. 

Per chi vorrà liberarsi sarà vera guerra. E non solo di rating...

ps. Il summit MMT ci sarà e si avvicina, sarà dal 24 al 26 febbraio. Vado ad armarmi... per ora di pazienza.

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