Ritengo che lo scopo di ogni attivista dovrebbe essere lavorare duramente per aggregare consapevolezza e consenso sui temi più importanti e fare rete, facendo capire alla gente e alle forze in campo quale sia la strada giusta da seguire. Far dialogare chi non si parla più, indurre il dibattito dove non c'é, aprire porte chiuse o che terzi vorrebbero chiudere. E creare nuove sinergie che l'attuale clima generalizzato di radicalizzazione delle posizioni e chiusura preclude.
La massa critica contro l'ordoliberismo, il lobbysmo e contro l'apologia del vincolo esterno é ben lontana dall'essere raggiunta, e a mio modo di vedere un dibattito che partisse in una CGIL o in un PD, da altri apostrofati come "collaborazionisti da distruggere", sarebbero una vittoria. Ma perché ciò avvenga occorre parlare, non liquidare o accusare o insultare. Anche se ne avremmo tanta voglia. Io per primo.

giovedì 27 ottobre 2011

Servizi diversamente pubblici...

 Ultime notizie dal sindaco più amato dai Torinesi. Mentre nelle contrade si preparano torce e forconi, ecco quel che sta partorendo la giunta Fassino. Cito testualmente le parole di Vittorio Bertola del movimento 5 stelle, ex candidato sindaco...

Mov 5 stelle Torino



 "Nessuno lo sa, eppure è vero: nel giro di un paio di settimane Torino perderà di fatto il controllo dei propri servizi pubblici. Già lunedì 7 novembre in Consiglio Comunale PD, SEL, IDV e Moderati approveranno la cessione del 100% di Amiat, TRM (inceneritore) e GTT alla holding Finanziaria Città di Torino SpA, la quale ne darà in garanzia una parte per ottenere dalle banche un prestito che verrà girato al Comune per tappare i buchi del 2011 e del 2012. La finanziaria provvederà poi a vendere entro marzo a privati il 40% di queste aziende, ripagando il prestito (se tutto va bene).
Non vi tragga in inganno il fatto che il Comune tratterrà (per ora) il 60% delle quote. Questo è già avvenuto in altri casi di privatizzazione, come l’aeroporto e le farmacie comunali; in entrambi i casi, però, è stato stipulato un patto parasociale per cui a comandare è il privato. Di fatto è un ulteriore favore: il privato paga per il 40% ma comanda per il 100%. L’unica banca disposta a finanziare l’operazione - Unicredit - ha chiesto di controllare addirittura l’intera holding.
I rifiuti finiranno quasi certamente nel calderone Iren - e se oggi è difficile farsi ascoltare da Amiat per le strade sporche o i cassonetti mancanti, figuratevi quando dovrete chiamare un call center a Reggio Emilia. La TARSU aumenterà senz’altro, visto che attualmente il Comune paga ad Amiat meno di quanto costa il servizio di raccolta; ora Amiat compensa con altri guadagni, ma un privato certo non lavorerà in perdita. L’inceneritore, una volta privato, avrà come unico obiettivo bruciare qui più rifiuti possibile. I trasporti finiranno come l’aeroporto, dove da dieci anni comanda Benetton che ha trasformato lo scalo in aerogrill: pochi voli e tanti negozi, utili elevati per gli azionisti, e i torinesi costretti a volare da Malpensa o da Bergamo.
Perdipiù, questa privatizzazione avviene a pochi mesi da un referendum votato da 27 milioni di italiani, che diceva esattamente l’opposto: i servizi pubblici essenziali devono rimanere pubblici. Il 14 settembre, zitto zitto, il governo ha reintrodotto la norma abrogata dal referendum, obbligando a privatizzare entro marzo. I partiti che governano Torino, che a giugno erano in piazza a farsi belli con il voto degli italiani, ne sono stati talmente addolorati che il 7 ottobre avevano già approvato in giunta la privatizzazione.
Ma da qui a marzo non saranno in vendita solo le nostre aziende, ma quelle di tutta Italia: una vera svendita in blocco del patrimonio pubblico, che ovviamente comporterà incassi bassissimi per i Comuni, e grandi guadagni per i privati che compreranno. I soldi incassati pagheranno qualche debito e poi saremo da capo. Anche chi non ha pregiudizi di principio contro i privati deve riconoscere che questo è un pessimo momento e un pessimo modo per privatizzare.
Lunedì pomeriggio, insieme al comitato referendario per l’acqua pubblica e a quello contro l’inceneritore, abbiamo organizzato un primo presidio sotto il Municipio; lo ripeteremo il 7 novembre. Ma è la città che deve svegliarsi, nonostante il silenzio complice dei mezzi di informazione. Invece di farsi da parte, i politici svendono la città per mantenersi il castello dorato ancora per un po’. E quando ci saremo venduti tutto?"

C'é ben poco da dirne e molte da darne... Di fronte ad anni di gestione incapace e dissennata, adesso la soluzione proposta é quella di vendere la città. Un programma veramente comunista, non c'é che dire. Privatizziamo e liberalizziamo...peccato che gli effetti di simili tentativi, oltre che antidemocratici, si stiano rivelando nefasti ovunque. Presto avremo biglietti del bus da 2 euro, allegria! Il tutto mentre le sovvenzioni per la TAV piovono copiose e gli asili pubblici vengono strozzati. Meno male che almeno il ponte sullo stretto é stato ehm...ABBATTUTO almeno per il momento per iniziativa del Cavalier Antonio da Buridano, cui vanno molti ringraziamenti...

Per ora niente ponte! :)

 A presto per altre amenità. Nel frattempo, su imbeccata di amici interni al Movimento 5 stelle, mi permetto di consigliare un bel passaparola e l'invio al comune di Torino di una mail di questo genere... Io l'ho appena inviata.

Gentili Sindaco, Assessori, Consigliere e Consiglieri Comunali,

sono un cittadino di Torino e ho saputo che il Consiglio Comunale sta discutendo la delibera di “Riordino del gruppo conglomerato Città di Torino”, che conferirà i Servizi Pubblici Locali a una Holding, la  quale a sua volta provvederà alla vendita di quote azionarie al fine di privatizzare i trasporti e la raccolta rifiuti.

Desidero esprimere la mia più profonda contrarietà a una decisione che depriverà tutti i torinesi della proprietà dei servizi pubblici locali, frutto di investimenti pubblici passati, in altri termini la nostra eredità di cittadini. Tale decisione appare tanto più pericolosa in quanto irreversibile e perché spoglierà il Comune della possibilità di decidere le politiche dei trasporti e dei rifiuti, come è già avvenuto con le politiche energetiche dopo la vendita di IREN.

Il referendum di giugno, che non riguardava solo l’acqua, ma tutti i servizi pubblici locali, deve essere rispettato e difeso dalla nostra amministrazione pubblica, la quale dovrebbe avere l’obiettivo politico di proteggere i cittadini dalla crisi, cioè contrastare con ogni mezzo il sistema finanziario che sta mettendo in ginocchio il mondo intero, e non imitare le logiche finanziarie di saccheggio dei beni pubblici e delle nostre vite.

Pertanto le chiedo di non approvare la delibera citata e di lavorare intensamente per dare sostanza politica a quei beni comuni che il referendum popolare del 13 giugno ha indicato come prioritari per la maggioranza del popolo italiano.

Un cordiale saluto

Come sempre, informare per resistere agli effetti della partitocrazia organizzata. Che dite, c'é speranza che diventi una nuova tipologia di reato, amici pornorossotogati? :D



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